La Curiosità in riabilitazione

Per quanto gli scienziati da anni si interroghino sulle basi biologiche e neurofisiologiche della curiosità, ad oggi, rimane ancora molto da capire.

Molti studi indicano la curiosità come il processo propulsivo alla base della sopravvivenza, grazie al quale, da un punto di vista evolutivo, l’essere vivente ha avuto la possibilità di non estinguersi ed arrivare ai giorni nostri.

Per molto tempo le ricerche si sono concentrate sui processi neuronali alla base del meccanismo della ricompensa, per comprendere se la curiosità fosse attiva solo in situazioni gratificanti, nell’attesa di un premio, ma si è scoperto che essa non è legata a questi aspetti, tanto che è presente anche in situazioni potenzialmente rischiose.

Uno degli aspetti più chiari è che il complesso processo della curiosità, vale a dire il desiderio di esplorare per conoscere, sia un prerequisito fondamentale dell’apprendimento e, ragionando in termini riabilitativi, del recupero dopo lesione cerebrale.

Per questo, è fondamentale come accade in Riabilitazione Neurocognitiva, mettere la persona con patologia neurologica nella condizione di curiosare attraverso i propri canali informativi (somestesici, visivi, uditivi…) al fine di rispondere ad un problema conoscitivo che il fisioterapista ha posto.

Sarebbe meno adeguato mettere la persona nella condizione di ripetere in maniera stereotipata gesti o movimenti sia attivi che passivi senza il coinvolgimento di processi mentali complessi come quello della curiosità.

Nell’esercizio presentato in foto, la persona con emiplegia sinistra ha un’importante alterazione della percezione della mano in termini di spazio della superficie esplorante. La terapista la mette nella condizione di recuperare questa percezione chiedendole quale delle 3 forme, viste precedentemente, ha sotto la mano, ad occhi chiusi. La paziente per rispondere alla domanda deve curiosare con la mano, con tutta la superficie esplorante e capire quanto spazio della stessa è a contatto con la forma.

Al termine dell’esercizio, la paziente con una migliore percezione della mano manifesta anche un iniziale recupero qualitativo del reclutamento muscolare che le permette di toccarsi la coscia con tutta la mano a differenza di quanto faceva in precedenza, con una mano chiusa a pugno.

Autore

Daniele De Patre

Daniele De Patre

Il Dott. Daniele De Patre è Dottore Magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, Dottore in Fisioterapia e Dottore in Scienze Motorie all’Università degli Studi dell’Aquila. Fondatore e Responsabile di NeuroRiab - Centro specialistico di riabilitazione post ictus e patologie neurologiche. È Membro del Comitato Scientifico del Centro Studi di Riabilitazione Neurocognitiva - Villa Miari (VI). È Docente Autorizzato di Riabilitazione Neurocognitiva, Docente a contratto al Master di I livello in Fisioterapia Neurologica dell’Università di Verona e Referente Regionale della Regione Abruzzo del Gruppo di Interesse Specialistico in Fisioterapia Neurologica e Neuroscienze AIFI. Precedentemente Teaching Assistant in Neurorehabilitation presso l’Università del Minnesota negli Stati Uniti. Coautore del libro “Il Dolore Come Problema Riabilitativo” e del libro “La Teoria Neurocognitiva secondo il Confronto tra Azioni, Volume 1” è anche autore di molti articoli pubblicati su riviste specializzate come “Riabilitazione Neurocognitiva” e “Fisioterapia” di AIFI. Relatore a corsi e convegni nazionali ed internazionali, attualmente lavora come responsabile riabilitatore neurocognitivo presso NeuroRiab e come docente in Italia e all’estero, promuovendo corsi di formazione in Riabilitazione Neurologica.

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